L’immaginario altrui
Installazioni e pittura conceptual pop dal 2002 al 2008
2002 -2003 -2004 L'immaginario altrui (primi lavori)
L’interazione con gli artisti promotori della manifestazione Studi aperti a Roma ha prodotto un passaggio dall’utilizzo predominante dell’istallazione grafica e video all’utilizzo di mezzi artigianali e pittorici.
Osservando i dipinti delle Beecroft ancora odoranti all’olio di lino esposti negli studi dei miei colleghi, ho compreso che avrei dovuto ritrarre i loro lavori e non le icone dei super artisti che mi proponeva il sistema ufficiale dell’arte, dovevo svincolarmi dai condizionamenti imposti e dare voce e spazio alle masse di amici e colleghi, farmi riprogrammare da loro.
STUDI APERTI, giornate europee del patrimonio, organizzazione. Antonella Mosca, ideazione Studiaperti & Artisti associati.
Il soggetto di “La nuova era” riprende una vignetta disegnata da Vauro che insieme all’Icona comune, rappresenta ufficialmente un punto di contatto tra le istallazioni e le opere pittoriche fatte in quegli stessi anni. Dopo l’estemporanea per la creazione dell’icona (che sostanzialmente è un’operazione concettuale) decido di tuffarmi di testa nella creazione di dipinti portando l’attenzione dal media performativo e dell’istallazione a quello più concreto del quadro e della pittura, è l’inizio di un approfondimento sul tema dell’illusione realtà che si svilupperà negli anni seguenti con un lavoro principalmente basato sulla riproduzione di opere altrui nello specifico autori giovani ed emergenti.
L’icona comune ideata nel 2001 nell'ambito delle sperimentazioni accademiche con il gruppo ESC è stata realizzata durante l’estemporanea omonima svoltasi nell’Ex Chiesa di S. Orsola a Viterbo organizzata dall’Officina delle Arti, e curata da Angelo Rossi. L’icona vuole essere un immagine simbolica che non appartiene a nessuno ma nello stesso tempo è comune a tutti gli artisti che vi si identificano.
L’icona comune è il luogo in cui le singole personalità s’incontrano.
2004 L'immaginario altrui (la mostra personale)
Ricerca di equilibrio, copertinae quarta del catalogo 2004
La copertina per il catalogo si basa su un progetto per è una scultura-disco creato nel 2001. Il progetto consiste nella creazione di un singolo di Carmen Consoli, Ricerca di equilibrio da incidere e stampare seguendo le procedure tipiche della realizzazione di qualsiasi disco sonoro. Per la sua realizzazione è stato coinvolto un gruppo musicale, la cantante Vanna Russo ha scritto e interpretato i testi mantenendo la poetica di Carmen Consoli. Il Progetto rimasto incompiuto è stato utilizzato come copertina per il catalogo della mostra “Un uomo è ciò che attrae”.
Catalogo:
CARMEN CONSOLI—Ricerca di equilibrio, a cura di Nori Zndomenego, 2004.
La nostra personalità è un insieme di tutto ciò che ci circonda. Tutto quello che abbiamo, proviene dal nostro rapporto con l’esterno. Sensazioni, emozioni e idee ci sono suggerite da altri.
Penso sia impossibile realizzare opere “originali” sarebbero prive di storia ed è impossibile realizzare opere uguali. Ogni oggetto ha una propria vita. Neanche l’identico può essere privo d’identità; un clone è secondo, terzo… La sua collocazione spazio-temporale e la numerazione lo distinguono come altro. La parola “identico” indica la minima differenza possibile tra un’entità e un’altra.
La mia produzione artistica tende a coincidere, a mimetizzarsi con la realtà e con l’immaginario altrui.
(Quello sopra riportato è il manifesto di Angelo Rossi, una sorta di dichiarazione di intenti che giustifica e spiega l’intero suo percorso nel mondo dell’arte.
Nel 1917 si componeva il gruppo dei Dadaisti. L’ intento principale di questo gruppo di artisti era di fare nichilismo di tutta la cultura fino ad allora storicizzata, nel farlo hanno realizzato delle vere e proprie dissacralizzazioni e compiuto delle azioni altamente provocatorie. Sono nati in questo modo i ready made. Si è spezzato in quel momento tutto un insieme di concezioni e concetti ed è stato ribaltato il significato di opera d’arte.
Il richiamo al Dadaismo è sicuramente da farsi nell’analizzare alcuni lavori di Rossi. La realizzazione di Flash art ne è l’esempio più lampante: una rivista che si occupa d’arte diventa essa stessa opera d’arte incelofanata, accatastata in pile oppure incastonata in cornici di ferro. Ma con Angelo andiamo oltre la mera provocazione di far assurgere un oggetto estrapolato dal suo quotidiano ad opera d’arte. La rivista è infatti interamente realizzata da lui, al suo interno articoli, immagini e quant’altro sono il frutto di un’operazione finalizzata alla riproduzione di un oggetto che chiunque può acquistare mensilmente in edicola. Nel realizzare questo lavoro Rossi si è rivolto a numerosi storici e critici d’arte, ad artisti, galleristi e grafici. Il risultato è quello di aver realizzato un prodotto che fedelmente riproduce un oggetto che esiste e al quale non si sostituisce ma lo celebra come opera d’arte. Il lavoro è firmato da Zak Manzi che oltre ad essere un artista napoletano del concettuale, per mestiere firma opere di Rossi.
Rinunciare alla propria identità d’autore per Angelo Rossi non significa privarsi della sua connotazione di artista bensì riconoscere nella società contemporanea, “vittima” della comunicazione di massa e del consumismo, l’inevitabile confluire in ciascuno di messaggi, di tecniche, di caratteri, di esperienze di chiunque e qualunque cosa entri in contatto con l’individuo. Dunque anziché rinunciare in maniera sottomessa alla propria unicità, si assume volontariamente una pluriidentità.
L’uomo è ciò che attrae, cioè è frutto di tutto ciò che dall’esterno arriva dentro di sé. L’artista è forse l’unico in grado di restituirci le emozioni, le immagini, le esperienze che in lui convogliano, in forme che siano comunicative ed in qualche modo originali e uniche. Dunque all’apparenza un’arte dichiaratamente “simile”, cioè la riproducibilità di opere compiute da altri artisti, restituisce un prodotto unico di per sé. L’immagine di un’opera di un noto oppure sconosciuto autore, appartiene in quanto immagine a chiunque la riceva visivamente. L’artista però la può restituire, riprodurre quasi identica, facendole assumere una nuova identità riconoscibile attraverso l’appartenenza e la mano del suo autore.
In questa logica scompare il plagio subdolo ed ingannevole e si manifesta al contrario una fruibilità nuova e molto più ampia di un’opera d’arte.
Nori Zandomenego
Testo tratto dal catalogo della mostra.
Acrilico su tela 150 x 150 cm, (L'opera riproduce un murales di New York)
Acrilico su tela, 100x140 cm 2002, (le opere sono un omaggio al pittore contemporaneo Filippo La Vaccara)
Polietilene cucito, 50x50 cm, 2003
La seconda parte della mostra UN UOMO E' CIO' CHE ATTRAE e stata dedicata ai lavori sull'immaginario altrui.
La materia prima che uso per la costruzione di un’opera sono pensieri, parole e immagini, già filtrate, già manipolate e confezionante.
Penso sia impossibile realizzare opere “originali” sarebbero prive di storia ed è impossibile realizzare opere uguali. Ogni oggetto ha una propria vita. Neanche l’identico può essere privo d’identità; un clone è secondo, terzo… La sua collocazione spazio-temporale e la numerazione lo distinguono come altro. La parola “identico” indica la minima differenza possibile tra un’entità e un’altra.
La mia produzione artistica tende a coincidere, a mimetizzarsi con la realtà e con l’immaginario altrui.
Uno dei primi lavori “copiati” fu il grande dipinto di Filippo La Vaccara raffigurante un pollo blu, ne apprezzai la semplicità e la vivacità cromatica. In fase progettuale, pensai di realizzare questi lavori nella forma d’installazioni, realizzando a proposito anche la parete sezionata da esporre al centro della galleria, poi privilegiai una riproduzione seriale dei lavori, contraddistinti dalle sole differenze date dall’esecuzione manuale. Questa seconda preferenza oltre che più pratica mi apparve più dirompente, un’installazione sarebbe rimasta staccata dal mondo reale sarebbe rimasta una rappresentazione, le “copie” invece viaggiano nel mondo e sono tutte super autentiche, sono super perche oltre ad esprimere la sensibilità in questo caso di Filippo La Vaccara riguardo al mondo da lui osservato, in questo caso un pollo, esprimono la mia percettibilità riguardo al pollo di Filippo e al mondo da me osservato.
Rassegna stampa:
Comunicato stampa Exibart.com agenda febbraio 2004
Teknemedia, TK Gallerie, galleria Arturarte, Angelo Rossi Un uomo è ciò che attrae, 2004
Catalogo:
CARMEN CONSOLI – ricerca di equilibrio, Galleria Arturarte, a cura di Nori Zandomenego, 2004.
2004 l'immaginario altrui (serie 1)
L’immaginario altrui
Dopo la mostra personale, ho concentrato il lavoro sull'immaginario altrui. Dalla riproduzione fedele dei primi lavori grafici e pittorici ho sperimentato varie tecniche, fino a una rielaborazione con materiali diversi dall'originale tesa a conferire al quadro maggiore valore estetico e maggiore presenza scenica aumentando spesso le dimensioni e riproducendo il soggetto in più esemplari.
Per la galleria Marconi di Cupra Marittima ho realizzato un piccolo lavoro che riprende le opere di Karin Andersen.
In occasione della mostra per la pace ad Assisi ho realizzato un installazione in legno raffigurante il volto della statua della libertà che piange
Per la villa Celimontana ho preparato un piccolo dipinto su polietilene imbottito, un materiale soffice, confortante che, raffigura un’immagine presa dal repertorio di Ceolin. Disseminate nello spazio antistante al dipinto un’istallazione fatta da altrettanto piccole mine semi interrate dipinte di argento con la testa nera. Roma e Pace è il titolo della mostra Ceolin guerra è il titolo dell’opera.
ROMA e PACE, Parco Villa Mattei Celimontana, Roma, organizzazione Livia Compagnoni e Contaminazioni Artistiche.
STENDAL 36: volume 1, Milano, a cura di Gianluca Marziani.
Rassegna stampa:
Comunicato stampa Exibart.com Milano - dal 15 dicembre 2004 al 31 gennaio 2005 Stendhal 36: Volume 1
Teknemedia, TK Gallerie, galleria Arturarte, Angelo Rossi Un uomo è ciò che attrae, 2004
2004 percorsi, rassegna d'arte contemporanea
PERCORSI, rassegna d’arte contemporanea, basata sulla contaminazione reciproca degli artisti invitati a partecipare. Officina delle Arti, Viterbo, 2004 - 2005.
Curatori: Angelo Rossi e Paolo Fortunio. Allestimenti: Massimo De Giovanni. Segreteria organizzativa: Giovanna Moretti. Progetto grafico: Andrea Venanzi.
Opere di:
Massimo De Giovanni, Annamaria Sambuci, Barbara Ghergo Massimiliano di Giampietro, Maurizio Rumori, Zak Manzi, Mauro Bellucci, Fernando Di Nucci, Daniele Contavalli Donata Ingraffia, Stefano Santangelo, Carlo Mascioli, Alfonso Prota, Isabelle Messina, Miriam Achilli, Andrea Venanzi, Andreas Marek, Mattia Aprile Francesca Proietti Sorbini, Francesco Cerra, Fausto Segoni, Renzi & Lucia, Angelo Rossi, Giovanna Moretti, Alessio Corti, Claudio Vermi, Simone Politini, Rossella Papacchini, Paolo Fortugno, Stefano Di Maulo, Primo & Silvia.
Testi di:
Pasquale Testa, Barbara Galati, Caterina Pasquali Graziella Modica e Gonzalo Zolle, Carmine Simeone, Alessio Pasquini.
Musiche di:
Gianni Iannitto, Andreas Marek, Mister x (Fabio Granella), Antonio La Viola, Rossomarte.
Rassegna Stampa:
arsKey
Percorsi
Dal Saturday 09 October 2004 al Sunday 24 October 2004
Comunicato stampa evento: Percorsi Rassegna d’arte contemporanea
Percorsi è una rassegna d’arte contemporanea suddivisa in dieci mostre, di cui una collettiva iniziale, a tema libero, inaugurata il 2 settembre alla quale seguiranno otto mostre personali contaminate dalla presenza di altri artisti che avranno il ruolo di deviare il lavoro dei prescelti. I percorsi convoglieranno così in una collettiva FINALE sintonizzati, rettificati o scardinati dalle reciproche interferenze. Al termine della rassegna, certamente, questo gruppo che ha deciso di lavorare insieme avrà un’idea più definita e compiuta del mondo che abita e di come rappresentarlo.
Le mostre si apriranno al pubblico all’inizio di ogni mese fino a giugno 2005 presso lo spazio espositivo dell’Officina delle arti, Via Bussi n°24 (traversa di Via Mazzini) Viterbo.
Rassegna Stampa: Exibart
2005 Manipolatore di denaro
La mostra a Lisbona nella galleria di Jorg e Shirley, a cura di Nori Zandomenego, mi ha offerto la possibilità di andare ancora oltre rispetto alla copia, di là da una variante rispetto alle tecniche usate dai miei colleghi, ho compiuto un’operazione concettuale sul loro valore.
Quando riproduco un dipinto, cerco di valutare tutti i suoi aspetti, tutti quelli che riesco ad avvertire e che suscitano il mio interesse.
L’artista ha il compito di modellare i pensieri e le materie, di impastarli per costruire tutti i mondi possibili, ideali, reali o surreali per migliorare la vita.
Il prezzo fa parte di un’opera, le conferisce il valore. E se il prezzo fa parte dell’opera, questo può essere lavorato, calcolato, manipolato come qualsiasi altra materia.
Per questo ho determinato che il costo delle “copie” sia presente nel titolo e accresciuto di circa dieci volte rispetto al valore del dipinto riprodotto.
2005 Plot art europa
Alcun dei lavori derivati dall'elaborazione dell’opera Traffico Prestia, cm 120 x 80, stampe su plexiglass, 2005
Partito da un picco quadro di Marco Prestia fatto di cera e spilli, ho realizzato un lavoro di grandi dimensioni, il disegno è lo stesso ma ho utilizzato un materiale plastico che sostituisce la cera e al posto degli spilli ho inserito dei chiodi cromati.
Plotart Europa è una mostra concepita, per essere presente ovunque, disponibile immediatamente tramite internet, una collettiva di 170 artisti in dieci gallerie europee connesse tra loro.
Stimolato da un lento e articolato viaggio attraverso le vie d’Italia con un’antenna GPS montata sulla macchina, allo scopo di tracciare il navigatore satellitare di una nota azienda produttrice di software, m’immergo in un elettrizzante atmosfera tecnologica e comincio una serie di disegni digitali tutti basati sulla struttura dell’opera di Prestia.
Rassegna stampa: exibart. fino al 20.I.26 www.plot@rt.europa Genazzano (rm), Castello Colonna 17 novembre 2005 graziarosa villani
Catalogo: www. plotArt. Europa, a cura di Galleria Arturarte e Gianluca Marziani.
2006 Klik me
Nello spirito della contaminazione creativa tipica delle mostre organizzate dall’Officina delle Arti, ho avuto l’opportunità di confrontarmi con Alex Carosi che ha proposto un tema per me affine e molto stimolante. Uscendo da casa indosso la camicia migliore del guardaroba e, dopo aver ritirato, presso la stamperia il timbrino-puntatore e la spugna inchiostrata, mi reco con il rotolo di fogli 70x100 e alcuni pennarelloni, rosso, blu, nero, presso la splendida location di Santa Maria in Gradi a Viterbo. Nella stanza-palcoscenico prescelta come luogo dell’happening posiziono un tavolo, un attaccapanni in legno e un lettino da dottore dai tubolari cromati e il piano in vinilpelle imbottita, allestisco un vero e proprio studio sanitario. Chiudo la porta e attendo l’arrivo dei visitatori che possono osservare la stanza attraverso la platea dove un assistente li invita ad entrare a turno.
Lettino comodo, palpebre congiunte, respiro lento, braccia lungo il corpo, invito a raccontarmi dove si colloca il suo dolore, in qual punto del fisico risiede il fastidio.
Individuato, il male viene marchiato.
A suo agio il paziente leva la giacca e si posa sul foglio bianco da disegno aderente al tavolo da lavoro, pennarellone blu e opero. Adagio percorro la forma corporea tracciando la sagoma. Inquadrato il punto sofferente corrispondente sul disegno applico la freccia-puntatore inchiostrata. Opera-azione completata. Traccia grafica opportunamente firmata consegnata previo pagamento.
La performance è stata interpretata in occasione della mostra _net. Zone di confine tra reale e digitale di Alex Carosi all’interno della rassegna d’arte contemporanea PERCORSI, organizzazione Off Art, direzione artistica Paolo Fortunio.
Catalogo: Officina delle arti Viterbo.
Segui gli sviluppi di questo progetto sul nuovo sito dedicato al conceptual pop